Nasco a Bientina (Pisa) nel 1953, mi diplomo in scultura con Quinto Ghermandi all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1972.
In questo percorso di formazione incontro come insegnante il critico d’arte Giovanni Maria Accame, che seguirà l’evolversi del mio lavoro nel tempo e che mi introduce alla conoscenza dell’Arte Povera.
Nel catalogo "Arte Povera", curato da Germano Celant, ed. Mazzotta 1969, scopro il lavoro di Eva Hesse che segnerà la Via nel mio lavoro d’artista. Di lei mi affascina la forma minimale della scultura realizzata attraverso una materia al senso organica: Il Fiberglass. A Firenze conosco anche Ketty La Rocca che frequento durante il soggiorno in questa città.
Dopo il diploma in scultura, sempre a Firenze, per un anno, mi iscrivo al corso di pittura di Concetto Pozzati.
A Firenze, in quegli anni, è la Galleria Zona che apre alla contemporaneità. Conosco gli artisti fondatori, Maurizio Nannucci, Paolo Masi e Mario Mariotti. È in questo spazio che vedo per la prima volta l’opera di un giovane artista allora poco conosciuto, Wolfang Laib. Anche la Galleria Skema è un polo importante in quegli anni a Firenze, dove vedo la prima mostra di Jannis Kounellis.
Nel 1976 mi trasferisco a Bologna, dove insegno come docente all’Accademia di Belle Arti.
Tra gli esordi come artista è la X Quadriennale Nazionale d’arte a Roma nel 1975. Realizzo un ambiente dal titolo "Segno come Segno", con la collaborazione di Franco Bertini: una linea, tautologia del segno che muta in relazione al materiale che attraversa, abbraccia l’ambiente realizzato all’interno dello spazio espositivo. In questa occasione conosco Nicola Carrino, uno degli artisti italiani che ho amato da sempre.
La prima personale è nel 1978 presso la Galleria 2000 a Bologna, con la presentazione di Alfredo De Paz.
Inizio un percorso sul tema della memoria, attraversato mediante installazioni, che utilizzano figure disegnate direttamente sul muro, suoni e immagini fotografiche. Attorno a questo tema sono anche le opere esposte nel 1979 a Bologna, alla Galleria Pellegrino, con un testo di Claudio Cerritelli "La strada verso il sé passa attraverso l’ombra". Sempre nel 1979 espongo a Torino alla Galleria Unde; nel 1980 a Vienna, Modern Art Galerie, e a Parma, Galleria il Correggio; nel 1981 a Trieste, Galleria Tommaseo.
In seguito approdo ad un lavoro che si dà nella sua unicità.
Realizzo una materia composta sovrapponendo strati di carta di riso e colla, attraversata da anime di metallo: ferro, rame, ottone, segni astratti che al contatto con l’umido della colla ossidandosi la colorano.
La carta, fattasi materiale tutt’uno con il metallo, permette il modificarsi della superficie piana, creando volumi in armonia con la geometria del suo perimetro esterno.
Con queste opere nel 1982 espongo alla Galleria Studio G7 a Bologna. Inizia così con Ginevra Grigolo un rapporto continuativo di lavoro e di crescita. Nel 1983 espongo a Roma presso la Galleria Primo Piano, con la presentazione di Adachiara Zevi. Anche con Maria Colao inizia un rapporto di lavoro continuativo, di cui sono testimonianza la personale del 1992 e quella del 1998.
Nel 1984 esce la prima monografia con testi di Giovanni Maria Accame e Adachiara Zevi, edito da Ginevra Grigolo, disegnato graficamente da me con la collaborazione di Alvaro Becattini, Exit Edizioni, dedicato ad Eva Hesse. Nel 1987 realizzo una mostra personale a Bolzano, Galleria Méta, catalogo con testo di Walter Guadagnini e Claudio Cerritelli. Nel 1988 espongo a Ravenna alla Galleria 420WB, e a Roma alla Galleria Sala 1; nel 1990 a Forlì all'Oratorio di San Sebastiano, a cura di Dede Auregli. Nel 1991 espongo alla Galleria Studio G7 una serie di nuove opere realizzate in lamiera di ferro, lamiera di ferro forata e piombo. Il titolo della mostra è "Oggetti di Confine", ed esce la seconda monografia, "Bernardoni", Edizioni Essegi, testi di Mario Bertoni e Elena Pontiggia.Del 1992 è la personale a Stuttgart, Beatrix Wilhem Galerie, con testo di Helmut Friedel "Skulpturen von Pinuccia Bernardoni"; del 1993 quelle a Saint-Etienne, Galerie la Serre, e a Salonicco, Galleria Milos (catalogo, Edizioni "I quaderni del triangolo" con testi di Dario Trento e Jaques Bonnaval). Due spazi particolari, a Salonicco un'ex fabbrica di pasta e a Saint-Etienne resti di un orto botanico incorporato nella sala di esposizione. In questi due luoghi espongo per la prima volta grandi opere realizzate con foglie naturali e carta, ambedue forate in modo regolare. Nel 1994 a Bruxelles, Ceci Est Une Galerie, realizzo delle installazioni utilizzando foglie forate dentro cornici di ferro, vetri piegati e oggetti. Del 1995 è la personale allo Studio G7, Aperture, un catalogo con testo di Giovanni Maria Accame e una biografia ragionata di Dario Trento. In questa esposizione radicalizzo il nuovo lavoro, espongo una serie di opere dove la foglia forata diventa protagonista e motore di composizioni complesse, realizzate con materiali e oggetti diversi: una nuova idea di scultura. Nello stesso anno partecipo ad una mostra a Mantova alla Galleria Il Disegno. Nel 1998 espongo a Ravenna a Santa Maria delle Croci, Giardino d’ombra, a cura di Luisa Rebucci, catalogo Giardino d’Ombra, testo Luisa Rebucci, Tipografia Moderna Ravenna.
E’ del 2002, alla Galleria Studio G7, la personale Contrappunto, un passaggio ulteriore all’interno del lavoro, che nelle prossime parole cerco di sintetizzare narrandolo.
Da quella carta fattasi materiale, dove l’amore per il lavoro di Eva Hesse trova memoria nel senso organico della materia, si spoglia, emerge il materiale ferroso che dà vita a sculture, dove geometrie inventate, costruite attorno al vuoto, lasciano spazio al libero metallo di darsi forma. E’ con queste sculture che avevo esposto alla Galleria Studio G7 nel 1991.
A metà degli anni Novanta, approdo alla "natura", dove la Foglia, già scultura nello spazio, raccolta e forata, si fa materia. Inserita nel vetro piegato, o trattenuta da cornici di ferro arrugginito, proietta l’ombra di se stessa sul muro, a citare una scultura minima, a mimare un precedente materiale ferroso: la lamiera di ferro forata. Dal 2005 torno ad una carta sottile, dove con un segno spesso, umido, olio denso traslato in barretta, afferrata a strumento, disegno la Foglia che, diventando immagine di se stessa, ammicca a scultura, allunando nel nitore di una grande carta bianca. Ora il contorno crea quel vuoto, attorno al quale in precedenza si costruiva la scultura. La carta sottile incollata su Aspex, materiale plastico sottile e trasparente che a contatto con la carta incollata si flette in lievi concavità, crea un luogo, più che uno spazio, dove la foglia va ad abitare.
In questo tentativo di riassumere il senso di un lungo percorso in poche righe, un unico incidente: "Fantasmato", modello definitivo, testimone di una scultura alta tre metri, mai realizzata per ragioni logistiche, deviazione e sintesi di un processo di lavoro durato trenta anni e più.
Nel 2006, a Castell’Arquato, Palazzo della Pretura, Vie di Dialogo, a cura di Claudia Collina. Uno spazio suggestivo, dove per la prima volta, opere di anni diversi dialogano tra loro, introducendo lo spettatore in un percorso visivo che da Amaltea del 1991, porta ai Nero di foglia e Nerezze del 2005. E’ un doppio dialogo, nel grande spazio luminoso della sala centrale, le opere dialogano con le sculture di Antonio Violetta, l’artista scelto da Claudia Collina a "dialogare" con le mie opere.
Nel 2008 a Bologna, Not so Private. Gallerie e storie dell’arte a Bologna, Villa delle Rose, catalogo Edisai srl, Ferrara. Qui rappresento la Galleria Studio G7. Installo un percorso come trait d’union tra opere che hanno in comune il tema della "Foglia" diversamente affrontato: Composizione n° 6, 1994, Architettura n°3, serie "Semi", Medaglie di Papa, 2004, ai Nero di Foglia, 2007. Del 2009 a Bologna, Galleria Studio G7, è la mostra Libri d’artista. Nel 2011 a Bologna, Museo Archeologico, realizzo l’installazione La germinazione violenta ha un suono, in occasione di Art First per la mostra ...se un viaggiatore d’inverno, a cura di Julia Draganovic.
...ho ripensato, allora, ad una serie di sculture realizzate tra il 1991 e il 1993: La germinazione violenta ha un suono, Amaltea, Omaggio ad Angelica Kauffman, Il Disegno, il Colore, la Composizione, Il Genio, immaginandole in dialogo per forma, contenuto e dimensione con testi poetici di una medesima scala...di grandi testi, dunque, messi in forma nello spazio bianco di grandi carte e collocati dentro cornici fortemente plastiche, pensati come architetture dialoganti con le sculture: forme generative traslate in parole...(dal progetto per Art First).
2013 Nascite, Galleria StudioG7, Bologna, catalogo: Libro-Oggetto "Nascite", testo di Mario Diacono, Danilo Montanari Editore.
"La Parola nella pietra" è il titolo del testo di Mario Diacono che introduce alla mostra ed è raccolto nel libro-oggetto, la cui particolarità consiste nel contenere immagini e materiali, testimonianze della mostra stessa. Il Libro d’artista è motore della forma delle sculture esposte. Un nuovo materiale entra a far parte del mio lavoro: il marmo, "...tabernacolo laico di libri celati in custodie di tela e pelle, teste di quei corpi citati nei titoli delle sculture, appoggiate su basi di legni diversi, disegnate in funzione della scultura. ...Il tutto dentro una dimensione scultorea post-minimale che da sempre caratterizza il lavoro dell’artista..." (Mario Diacono)
2018 NATURALIA, LabOratorio degli Angeli, Bologna, a cura di Leonardo Regano.
"Cuore di questo percorso è il ciclo di foglie che Pinuccia Bernardoni realizza tra il 2005 e il 2006 in un'unica installazione di quasi 10 metri di ampiezza… E poi ci si sofferma sul libro…memoria pulsante.
Per la prima volta le sue Sindoni si mostrano al pubblico, celebrando la forma naturale non più nel tratto ma nel gesto e nel colore, nel tempo dell’attesa che la pittura si asciughi e che mostri l’imprevedibilità del suo percorso.
…Nella biblioteca del 'LabOratorio', con la magia delle sue Architetture e delle Composizioni Bernardoni ci porta al suo essere scultrice sempre mescolando, però, le carte e ordinando la scultura su principi formali della pittura.”
Le mostre collettive, esperienze importanti, motivo di incontri, scambi.
Volterra 1974, Palazzo dei Priori, sulle tracce di "Volterra 73". La mia partecipazione: un manifesto mortuario, appeso nella città, annuncia la caduta della Torre di Pisa e, contemporaneamente, Palazzo dei Priori espongo la ricostruzione di ipotetici souvenirs, mentre in un altro ambiente misuro e fotografo le antiche pietre dei muri del Palazzo, rinominandole, incollando su di esse la propria immagine. Il concettuale è la forma primaria della mia formazione e segna qui l’esordio del mio lavoro. Così si esprime anche l’opera già citata alla X Quadriennale d’arte a Roma nel 1975.
Nel 1976 Mantova, Palazzo del Mantegna, Mantua Mail, a cura di Romano Peli e Michela Versari. Espongo una corrispondenza con l’artista fiorentino Mario Daniele, che documenta con immagini fotografiche un raggio di sole che penetra dalle finestre della Sacrestia Vecchia e, scorrendo sulle cornici grigie della pietra serena, segna come una meridiana lo scorrere del tempo. 1979 Vienna, Galerie Grita Insam e Innsbruck "Audio scene 79" Sound Medium der Bildenden Kunst, ospita il suono di un grillo celato sotto un lenzuolo che porta tracce di humus vegetale, su cui pendono due strisce di foto su carta trasparente, che raccontano un momento di intimità vissuto. 1980 II Cerchio di Ulisse, a cura di Adriano Baccilieri. 1984 Ferrara, Figure dallo sfondo, a cura di Marilena Pasquali.
1984 Milano, XXIX Biennale d’Arte città di Milano. 1985 Vienna, Moderner Kunst-museum des 20 Jahrhunderts, Kunst Mit Eigen-Sinn, a cura di Silvia Eiblmayr, Aktuelle von Frauen, Texte und Dokumentation, catalogo Edizioni Locher, Monaco 1985. Un’interessante esposizione al Femminile, frutto di una tesi di laurea, riunisce artiste esordienti ed affermate a livello internazionale.
Qui mi trovo a condividere lo spazio espositivo con le artiste italiane Vittoria Chierici e Silvia Guberti, con Isa Genzken, Jenny Holzer, Barbara Gruger, Yoko Ono, Rosemarie Trokel, Kate Blacker e molte altre.
1986 Roma, XI Quadriennale d’Arte e a Bologna, Galleria Studio G7, Il limite infinito, a cura di Roberto Pasini. 1987 Bologna, Galleria d’Arte moderna, Confronto per opera, a cura di Adriano Baccilieri. 1988 Tolosa, Musée des Augustines, L’arte a Bologna, a cura di Marilena Pasquali. Venezia, Fondazione Bevilacqua la Masa, Pittori Pittori, a cura di Toni Toniato. 1992 Vaduz, Liechtenstein, Liechtensteinische Staatliche Kunstammlung, Omaggio ad Angelica Kauffmann, a cura di Oscar Sandner, e Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente.
In occasione di questa mostra realizzo quattro sculture di ferro: stessa forma, quattro tipi di ferro diverso, citano quattro affreschi realizzati da Angelica Kauffmann nel 1779/80 per la Royal Academy di Londra. Quattro ovali sul soffitto contengono figure di donne che raffigurano quattro allegorie : Il Disegno, La Composizione, Il Colore, Il Genio.
Sei piani irregolari di ferro, 2 mm di spessore, calandrato, si piegano, incurvandosi attorno ad un nucleo vuoto e si fronteggiano, a contenere uno spazio dalla forma ovale: il ferro decapato nomina La Composizione; il ferro nero mostra, nell’ossidarsi, i colori del materiale uscito dall’alto forno e nomina Il Colore; il ferro brunito nomina Il Disegno; la lamiera di ferro forata e zincata, nomina la versatilità del genio.
Ognuna misura cm 150x100x80.
Pubblicizza l’esposizione un bel manifesto che mostra all’interno di quadrati i ritratti fotografici degli artisti partecipanti. Così mi trovo ad "occhieggiare" assieme a Carla Accardi, Carlo Maria Mariani, Hermann Nitsch, Osvald Oberhuber, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Tom Phillips, Arnulf Rainer, Anna Ratti, Cy Twombly, ecc.
1993 Venezia, Chiesa di San Lorenzo, Le onde, a cura di Virginia Baradel. Catalogo Eidos Edizioni. Bologna, Palazzo Re Enzo, Arte contemporanea a Bologna, I Biennale a cura di Adriano Baccilieri. 1994 Gubbio, XXII Biennale di Scultura, a cura di Marisa Vescovo e Giorgio Bonomi. 1997 Bologna, Villa delle Rose, la Triennale di Bologna, Linee della ricerca artistica 1965-95, a cura di Roberto Pasini. 1998 Bologna, Bellaria Arte. 2000 Catania, Museo Civico di Castello Ursino, Teatro botanico. La natura dell’arte nel XX secolo, a cura di Helmut Friedel e Giovanni Iovane. Lavorando ormai da anni attorno al tema della natura mi sento a casa, una grande casa che trova riuniti 73 artisti che dialogano con la natura. Il percorso si apre con Pierre-Auguste Renoir, Giovane nella foresta di Fontainebleau, 1886, a seguire Monet, Matisse, ... fino a Paul Klee, Teatro Botanico 1924-34 che dà il nome alla mostra. Difficile scegliere chi citare. Casualmente, apro il catalogo: Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attesa, 1966 (in collaborazione con Hisachika Takahashi), Joannis Kounellis, Senza Titolo, 1967, Ferro su collettore, tubo e bombola a gas, (che da sempre mi "toglie il respiro"), Gerhard Richter, Tulipani, 1995, Giuseppe Penone, Wolfgang Laib, José Maria Sicilia, Andy Warhol, SAS passenger TicKet, 1968... e, naturalmente, molti altri artisti da sempre amati. A destra della mia opera, Architettura n°8 1994, Foglia naturale, vetro, ferro, espone Michael Wesley, Blume 4.9, 1997, a sinistra Maurizio Nannucci, Sessanta Verdi Naturali, 1973.
2001 Riva Del Garda, Palazzo Marini, Star Eventi Diacronici, a cura di Paola Jori. 2003 Alassio, Chiesa Anglicana, Filigrane, a cura di Giorgio Bonomi. 2004 Mantova, Galleria il Disegno, Levitas, a cura di Elisabetta Pozzetti, 2005 Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Bologna Contemporanea, a cura di Peter Waiermair, catalogo edizioni Damiani, 2006 Bologna, Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali Della Regione Emilia Romagna, Progetto 10 artisti per i beni culturali dell’Emilia Romagna, curato da Carmela Baldino e Claudia Collina. 2007 Bologna, Galleria Studio G7 e Monza Galleria il Chiostro, Ordire Trame, a cura di Angela Madesani, catalogo "Ordire Trame", Mariani Artigrafiche, Olgiate Olona (Varese), 2011 Bologna, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Gabinetto dei Disegni e della Stampe, Lascia un Segno, a cura di Eleonora Frattarolo, Editore Agenzia NFC, Galleria Studio G7, Libri d’artista. Installazione e presentazione del libro "da 1 a 10", edizioni Aspasia.
2012 Bologna, Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna, Carte libro il principio delle pagine, a cura di Danilo Montanari, catalogo Danilo Montanari Editore, Ravenna. A
circa 60 artisti viene consegnato un libro bianco, su cui intervenire riflettendo sulla forma del frontespizio. 60 rettangoli bianchi, come spartiti musicali muti, occupano lo spazio di lettura appoggiati sui
tavoli scuri della storica biblioteca bolognese ed è il ritmo e la luce emanata dalle copertine a guidare il visitatore. Russi, ex chiesa in Albis ed ex macello, "Visioni Barbariche", a cura di Bruno
Bandini, catalogo Grafiche MDM, Forlì. Terra Madre, a cura di Vittoria Surian, catalogo "Terra Madre", Colorama Editore, Museo del Paesaggio, direttore Giorgio Baldo, Torre di Mosto, e Harmonia
Plantarum, sempre a cura di Vittoria Surian, Chiesa di Sant’Elena, Venezia.
L’incontro in queste due mostre con Vittoria Surian segna un altro momento di vita e di lavoro importante. Vittoria Surian, da sempre attenta nell’ambito delle arti visive al lavoro delle donne, come casa Editrice Eidos e gallerista, affonda radici e riflessioni al femminile, allargando lo sguardo verso filosofe come Simone Weil, a cui dedica la mostra dal titolo "Venezia Salva", nell’ambito della Biennale di Venezia del 2009 in forma di libro d’artista. Terra Madre e Harmonia Plantarum, due spazi differenti per dimensione architettonica e collocazione geografica, generano con le stesse artiste invitate, due mostre diverse. La prima accoglie opere legate al tema della Madre Terra, in un luminoso complesso rurale ristrutturato e trasformato in museo, la seconda, nella luce intima del refettorio della chiesa di Sant’Elena, ospita opere a cui i muri corrosi dalla salsedine ed il silenzio rotto dallo "sciaquettio" del mare lagunare conferiscono il senso del sacro. Così il rosa dell’opera di Renata Boero diventa reliquia, il filo rosso del libro di Maria Lai scrive disegnando profetiche alchimie, la terracotta di Marina Sasso diventa una lirica archeologia. In questo contesto espongo "Pelli", 16 impronte di foglie incorniciate in cornici asimmetriche, che la suggestione del luogo fa apparire come sindoni. Mi trovo a lavorare vicino ad artiste da sempre stimate come Regina, Bice Lazzari, Carol Rama, Mirella Bentivoglio, Elisa Montessori, Carla Accardi, Giosetta Fioroni, Rossana Lancia, Gabriella Benedini, Mirta Carroli e altre ancora, tutte rivolte a un fare che si pone come Opera d’Arte. Il femminile è il sentire di chi guarda, e ci riunisce.
2015 Il Gusto della visione, Expo 2015 Milano, a cura di Vittoria Surian, catalogo Eidos Edizioni. Il progetto della curatrice è riunire un gruppo di 15 artiste, proponendo loro un’opera in forma di Libro d’Artista che inviti a riflettere sul tema dell’Expo, da collocare su 4 tavoli protetti da una cupola di vetro, esposti nello spazio del Decumano. Il mio pensiero si sposta verso il contenuto spirituale legato al cibo. Espongo un libro dal titolo "Transustanziazione". La parola è una tautologia, il cui contenuto simbolico-sacrale indica la conversione della sostanza dell’ostia e del vino in quella del corpo e del sangue di Cristo. Nell’opera la sacralità è espressa dall’Oro delle pagine e dal Rosso della ceralacca, in cui è impressa una lettera che riscrive, nelle 18 pagine che compongono l’opera, la parola diventata titolo. Le 18 pagine 25x25 sono contenute dentro una scatola rossa di cartone telato, sulla parte superiore il titolo "Transustanziazione", stampato a caldo in oro.
2016 Laboratorio Eidos, Venezia, è scelto come luogo dove depositare l’ultima opera "CAMMEI".
Una lettera prima di essere un segno significante è un disegno; se incisa nel marmo o nel metallo giallo di un timbro da ceralacca "ammicca" a scultura.
Un timbro da ceralacca contiene in sé due realtà, quella del disegno e della scultura, più la velocità del gesto che, attendendo il farsi materia plastica della ceralacca che si scioglie, ferma l’immagine incisa nel metallo trasformandola in scultura.
E’ il fascino del grande nell’infinitamente piccolo a muovere la lirica di questo nuovo momento di lavoro, dove il soggetto "foglia", inciso nei dettagli più intimi nel metallo del timbro, trova una nuova ragione nel sovrapporsi di ulteriori concetti e nell’incandescenza cromatica di un materiale che tramuta dalla durezza alla morbidezza per poi tornare alla durezza di una forma altra e complessa.
Ogni impronta è raccolta nella pagina bianca di un libro, che divenendo luogo, accoglie nella sua grammatura il grumo rosso della ceralacca.
Le impronte di ceralacca determinano un volume che altera la geometria piana del libro.
Completa l’opera un contenitore generato dalla forma del libro diventato oggetto: un parallelepipedo di carta telata rossa, che porta impresso a caldo il titolo dell’opera "CAMMEI", trascinando l’intima anima del libro-oggetto in una dimensione minimale post-costruttivista.
www.eidosvenezia.it
Venezia, Laboratorio Eidos, In Contemplazione , a cura di Vittoria Surian.
2016-17 Bologna, Palazzo Fava, Bologna Dopo Morandi 1945 – 2015, a cura di Renato Barilli, cat. Bononia University Press.
2017 Bologna, Palazzo Saraceni, Pagine D’Arte, Libro d’Artista, a cura di Cooperativa Nazareno, in occasione di Arte Fiera 2017.
Bra, Cuneo, Il Fondaco, Trame - Intrecci d'Arte, a cura di Vittoria Surian.
Bologna, Museo MAMbo, My way, A modo mio - Ginevra Grigolo e lo Studio G7, 44 anni tra attualità e ricerca.
L’emozione corre sul muro pieno di firme che fa da sfondo a Ginevra Grigolo e la ritrae sorridente, testimonianza e memoria degli artisti che hanno esposto nella sua galleria, allora cuore dello Studio G7, al numero 7G, in via Val d’Aposa a Bologna.
Ora la grande foto introduce alla Sala delle Ciminiere del Mambo che la celebra per i suoi 44 anni di attività, con la mostra My way, A modo mio, in cui ripercorre il suo lungo e appassionato cammino tra artisti famosi a livello internazionale e artisti esordienti. Tanta emozione ha attraversato le facce degli artisti e delle persone presenti, al momento in cui le viene conferita la Turrita d’oro, per aver prodotto cultura nella città, attraverso la sua attività di gallerista.
Alla città di Bologna consegna un grande dono: la Cappella di Santa Maria dei Carcerati a Palazzo Renzo, restaurata e poi affrescata da David Tremlett nel 2004. Un segno prezioso di contemporaneità fruibile da tutti.
2018 Bologna, KAHUNA, ex chiesa di San Mattia, NATURALIA, LabOratorio degli Angeli, ex Chiesa degli Angeli. Due mostre, collettiva la prima, personale la seconda, trovano nella figura del curatore di entrambe, Leonardo Regano, l’anello mancante che riunisce un arco di tempo che si snoda dal 1993-94 ad oggi.
L’intesa si fa subito intensa e diretta, complice l’interesse comune verso le forme della natura, con due prospettive diverse che trovano in KAHUNA una complementarietà. Ragioni formali, materiche e di senso dentro
una dimensione concettuale per me, in Regano affondano la loro ragione dentro una dimensione mistica, filosofica e sciamanica, diventando ora sutura, e colmando quel vuoto, squarcio sul mondo che da più di venti anni è oggetto per me di analisi e riflessioni.
Marina di Ravenna, Centro Civico, GUARDARE OLTRE - Dal 1980 al 1990, dieci anni di ricerca artistica a Bologna, a cura di Sandro Malossini.
Valsamoggia, Palazzo Garagnani, Bologna 2018 · L'attualità nella tradizione, a cura di Francesco Finotti e Sandro Malossini.
2018-19 Bologna, Galleria Studio G7, SENZA CORNICE. Opere Scelte, a cura di Renato Barilli e Leonardo Regano.
2021 Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, 141 - Un secolo di disegno in Italia”, , a cura di Maura Pozzati e Claudio Musso, Art City Bologna 2021.
2022 Gubbio, Palazzo Ducale, VISIBILIA, come rendere visibile l’invisibile, a cura di Isabella Puliafito, Direzione regionale musei dell’Umbria.
Bologna, mtn | museo temporaneo navile, PAURA DELLA LIBERTÀ Un omaggio a Carlo Levi., a cura di Marcello Tedesco.
2023 Bologna, Palazzo Paltroni, Una felice corsa, a cura di Cecilia Canziani, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Bologna, Casa dei Pensieri, Festival Prov. dell’Unità, consegna della Targa Volponi, da M. Nucci, recensione di S. Evangelisti e P. G. Castagnoli, a cura di B. Stefani.
Genova, Museo di Arte Contemporanea Villa Croce, Visibilia, come rendere visibile l'invisibile, progetto e cura di Isabella Puliafito.
2024 Bologna, CUBO in Torre Unipol e in Porta Europa, Eccentriche Nature, a cura di Pasquale Fameli con la collaborazione di Valentina Rossi.
Hanno scritto sul mio lavoro: Giovanni Maria Accame, Dede Auregli, Adriano Baccilieri, Virginia Baradel, Mario Bertoni, Jaques Bonnaval, Giorgio Bonomi, Cecilia Canziani, Nicola Carrino, Claudio Cerritelli, Claudia Collina, Alfredo De Paz, Mario Diacono, Helmut Friedel, Walter Guadagnini, Giovani Iovane, Paola Jori, Angela Madesani, Marco Meneguzzo, Claudia Musso, Roberto Pasini, Marilena Pasquali, Cinzia Piccioni, Elena Pontiggia, Maura Pozzati, Elisabetta Pozzetti, Isabella Puliafito, Leonardo Regano, Sandro Sproccati, Dario Trento, Marisa Vescovo, Peter Weiermair, Oscar Sandner, Vittoria Surian, Toni Toniato, Adachiara Zevi.
Pubblicazioni:
"da 1a 10", edizioni Aspasia, Bologna 2008.
Pinuccia Bernardoni
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In questo percorso di formazione incontro come insegnante il critico d’arte Giovanni Maria Accame, che seguirà l’evolversi del mio lavoro nel tempo e che mi introduce alla conoscenza dell’Arte Povera.
Nel catalogo "Arte Povera", curato da Germano Celant, ed. Mazzotta 1969, scopro il lavoro di Eva Hesse che segnerà la Via nel mio lavoro d’artista. Di lei mi affascina la forma minimale della scultura realizzata attraverso una materia al senso organica: Il Fiberglass. A Firenze conosco anche Ketty La Rocca che frequento durante il soggiorno in questa città.
Dopo il diploma in scultura, sempre a Firenze, per un anno, mi iscrivo al corso di pittura di Concetto Pozzati.
A Firenze, in quegli anni, è la Galleria Zona che apre alla contemporaneità. Conosco gli artisti fondatori, Maurizio Nannucci, Paolo Masi e Mario Mariotti. È in questo spazio che vedo per la prima volta l’opera di un giovane artista allora poco conosciuto, Wolfang Laib. Anche la Galleria Skema è un polo importante in quegli anni a Firenze, dove vedo la prima mostra di Jannis Kounellis.
Nel 1976 mi trasferisco a Bologna, dove insegno come docente all’Accademia di Belle Arti.
Tra gli esordi come artista è la X Quadriennale Nazionale d’arte a Roma nel 1975. Realizzo un ambiente dal titolo "Segno come Segno", con la collaborazione di Franco Bertini: una linea, tautologia del segno che muta in relazione al materiale che attraversa, abbraccia l’ambiente realizzato all’interno dello spazio espositivo. In questa occasione conosco Nicola Carrino, uno degli artisti italiani che ho amato da sempre.
La prima personale è nel 1978 presso la Galleria 2000 a Bologna, con la presentazione di Alfredo De Paz.
Inizio un percorso sul tema della memoria, attraversato mediante installazioni, che utilizzano figure disegnate direttamente sul muro, suoni e immagini fotografiche. Attorno a questo tema sono anche le opere esposte nel 1979 a Bologna, alla Galleria Pellegrino, con un testo di Claudio Cerritelli "La strada verso il sé passa attraverso l’ombra". Sempre nel 1979 espongo a Torino alla Galleria Unde; nel 1980 a Vienna, Modern Art Galerie, e a Parma, Galleria il Correggio; nel 1981 a Trieste, Galleria Tommaseo.
In seguito approdo ad un lavoro che si dà nella sua unicità.
Realizzo una materia composta sovrapponendo strati di carta di riso e colla, attraversata da anime di metallo: ferro, rame, ottone, segni astratti che al contatto con l’umido della colla ossidandosi la colorano.
La carta, fattasi materiale tutt’uno con il metallo, permette il modificarsi della superficie piana, creando volumi in armonia con la geometria del suo perimetro esterno.
Con queste opere nel 1982 espongo alla Galleria Studio G7 a Bologna. Inizia così con Ginevra Grigolo un rapporto continuativo di lavoro e di crescita. Nel 1983 espongo a Roma presso la Galleria Primo Piano, con la presentazione di Adachiara Zevi. Anche con Maria Colao inizia un rapporto di lavoro continuativo, di cui sono testimonianza la personale del 1992 e quella del 1998.
Nel 1984 esce la prima monografia con testi di Giovanni Maria Accame e Adachiara Zevi, edito da Ginevra Grigolo, disegnato graficamente da me con la collaborazione di Alvaro Becattini, Exit Edizioni, dedicato ad Eva Hesse. Nel 1987 realizzo una mostra personale a Bolzano, Galleria Méta, catalogo con testo di Walter Guadagnini e Claudio Cerritelli. Nel 1988 espongo a Ravenna alla Galleria 420WB, e a Roma alla Galleria Sala 1; nel 1990 a Forlì all'Oratorio di San Sebastiano, a cura di Dede Auregli. Nel 1991 espongo alla Galleria Studio G7 una serie di nuove opere realizzate in lamiera di ferro, lamiera di ferro forata e piombo. Il titolo della mostra è "Oggetti di Confine", ed esce la seconda monografia, "Bernardoni", Edizioni Essegi, testi di Mario Bertoni e Elena Pontiggia.Del 1992 è la personale a Stuttgart, Beatrix Wilhem Galerie, con testo di Helmut Friedel "Skulpturen von Pinuccia Bernardoni"; del 1993 quelle a Saint-Etienne, Galerie la Serre, e a Salonicco, Galleria Milos (catalogo, Edizioni "I quaderni del triangolo" con testi di Dario Trento e Jaques Bonnaval). Due spazi particolari, a Salonicco un'ex fabbrica di pasta e a Saint-Etienne resti di un orto botanico incorporato nella sala di esposizione. In questi due luoghi espongo per la prima volta grandi opere realizzate con foglie naturali e carta, ambedue forate in modo regolare. Nel 1994 a Bruxelles, Ceci Est Une Galerie, realizzo delle installazioni utilizzando foglie forate dentro cornici di ferro, vetri piegati e oggetti. Del 1995 è la personale allo Studio G7, Aperture, un catalogo con testo di Giovanni Maria Accame e una biografia ragionata di Dario Trento. In questa esposizione radicalizzo il nuovo lavoro, espongo una serie di opere dove la foglia forata diventa protagonista e motore di composizioni complesse, realizzate con materiali e oggetti diversi: una nuova idea di scultura. Nello stesso anno partecipo ad una mostra a Mantova alla Galleria Il Disegno. Nel 1998 espongo a Ravenna a Santa Maria delle Croci, Giardino d’ombra, a cura di Luisa Rebucci, catalogo Giardino d’Ombra, testo Luisa Rebucci, Tipografia Moderna Ravenna.
E’ del 2002, alla Galleria Studio G7, la personale Contrappunto, un passaggio ulteriore all’interno del lavoro, che nelle prossime parole cerco di sintetizzare narrandolo.
Da quella carta fattasi materiale, dove l’amore per il lavoro di Eva Hesse trova memoria nel senso organico della materia, si spoglia, emerge il materiale ferroso che dà vita a sculture, dove geometrie inventate, costruite attorno al vuoto, lasciano spazio al libero metallo di darsi forma. E’ con queste sculture che avevo esposto alla Galleria Studio G7 nel 1991.
A metà degli anni Novanta, approdo alla "natura", dove la Foglia, già scultura nello spazio, raccolta e forata, si fa materia. Inserita nel vetro piegato, o trattenuta da cornici di ferro arrugginito, proietta l’ombra di se stessa sul muro, a citare una scultura minima, a mimare un precedente materiale ferroso: la lamiera di ferro forata. Dal 2005 torno ad una carta sottile, dove con un segno spesso, umido, olio denso traslato in barretta, afferrata a strumento, disegno la Foglia che, diventando immagine di se stessa, ammicca a scultura, allunando nel nitore di una grande carta bianca. Ora il contorno crea quel vuoto, attorno al quale in precedenza si costruiva la scultura. La carta sottile incollata su Aspex, materiale plastico sottile e trasparente che a contatto con la carta incollata si flette in lievi concavità, crea un luogo, più che uno spazio, dove la foglia va ad abitare.
In questo tentativo di riassumere il senso di un lungo percorso in poche righe, un unico incidente: "Fantasmato", modello definitivo, testimone di una scultura alta tre metri, mai realizzata per ragioni logistiche, deviazione e sintesi di un processo di lavoro durato trenta anni e più.
Nel 2006, a Castell’Arquato, Palazzo della Pretura, Vie di Dialogo, a cura di Claudia Collina. Uno spazio suggestivo, dove per la prima volta, opere di anni diversi dialogano tra loro, introducendo lo spettatore in un percorso visivo che da Amaltea del 1991, porta ai Nero di foglia e Nerezze del 2005. E’ un doppio dialogo, nel grande spazio luminoso della sala centrale, le opere dialogano con le sculture di Antonio Violetta, l’artista scelto da Claudia Collina a "dialogare" con le mie opere.
Nel 2008 a Bologna, Not so Private. Gallerie e storie dell’arte a Bologna, Villa delle Rose, catalogo Edisai srl, Ferrara. Qui rappresento la Galleria Studio G7. Installo un percorso come trait d’union tra opere che hanno in comune il tema della "Foglia" diversamente affrontato: Composizione n° 6, 1994, Architettura n°3, serie "Semi", Medaglie di Papa, 2004, ai Nero di Foglia, 2007. Del 2009 a Bologna, Galleria Studio G7, è la mostra Libri d’artista. Nel 2011 a Bologna, Museo Archeologico, realizzo l’installazione La germinazione violenta ha un suono, in occasione di Art First per la mostra ...se un viaggiatore d’inverno, a cura di Julia Draganovic.
...ho ripensato, allora, ad una serie di sculture realizzate tra il 1991 e il 1993: La germinazione violenta ha un suono, Amaltea, Omaggio ad Angelica Kauffman, Il Disegno, il Colore, la Composizione, Il Genio, immaginandole in dialogo per forma, contenuto e dimensione con testi poetici di una medesima scala...di grandi testi, dunque, messi in forma nello spazio bianco di grandi carte e collocati dentro cornici fortemente plastiche, pensati come architetture dialoganti con le sculture: forme generative traslate in parole...(dal progetto per Art First).
2013 Nascite, Galleria StudioG7, Bologna, catalogo: Libro-Oggetto "Nascite", testo di Mario Diacono, Danilo Montanari Editore.
"La Parola nella pietra" è il titolo del testo di Mario Diacono che introduce alla mostra ed è raccolto nel libro-oggetto, la cui particolarità consiste nel contenere immagini e materiali, testimonianze della mostra stessa. Il Libro d’artista è motore della forma delle sculture esposte. Un nuovo materiale entra a far parte del mio lavoro: il marmo, "...tabernacolo laico di libri celati in custodie di tela e pelle, teste di quei corpi citati nei titoli delle sculture, appoggiate su basi di legni diversi, disegnate in funzione della scultura. ...Il tutto dentro una dimensione scultorea post-minimale che da sempre caratterizza il lavoro dell’artista..." (Mario Diacono)
In studio con Mario Diacono e Danilo Montanari per il menabò del libro-oggetto "Nascite"
"Cuore di questo percorso è il ciclo di foglie che Pinuccia Bernardoni realizza tra il 2005 e il 2006 in un'unica installazione di quasi 10 metri di ampiezza… E poi ci si sofferma sul libro…memoria pulsante.
Per la prima volta le sue Sindoni si mostrano al pubblico, celebrando la forma naturale non più nel tratto ma nel gesto e nel colore, nel tempo dell’attesa che la pittura si asciughi e che mostri l’imprevedibilità del suo percorso.
…Nella biblioteca del 'LabOratorio', con la magia delle sue Architetture e delle Composizioni Bernardoni ci porta al suo essere scultrice sempre mescolando, però, le carte e ordinando la scultura su principi formali della pittura.”
Le mostre collettive, esperienze importanti, motivo di incontri, scambi.
Volterra 1974, Palazzo dei Priori, sulle tracce di "Volterra 73". La mia partecipazione: un manifesto mortuario, appeso nella città, annuncia la caduta della Torre di Pisa e, contemporaneamente, Palazzo dei Priori espongo la ricostruzione di ipotetici souvenirs, mentre in un altro ambiente misuro e fotografo le antiche pietre dei muri del Palazzo, rinominandole, incollando su di esse la propria immagine. Il concettuale è la forma primaria della mia formazione e segna qui l’esordio del mio lavoro. Così si esprime anche l’opera già citata alla X Quadriennale d’arte a Roma nel 1975.
Nel 1976 Mantova, Palazzo del Mantegna, Mantua Mail, a cura di Romano Peli e Michela Versari. Espongo una corrispondenza con l’artista fiorentino Mario Daniele, che documenta con immagini fotografiche un raggio di sole che penetra dalle finestre della Sacrestia Vecchia e, scorrendo sulle cornici grigie della pietra serena, segna come una meridiana lo scorrere del tempo. 1979 Vienna, Galerie Grita Insam e Innsbruck "Audio scene 79" Sound Medium der Bildenden Kunst, ospita il suono di un grillo celato sotto un lenzuolo che porta tracce di humus vegetale, su cui pendono due strisce di foto su carta trasparente, che raccontano un momento di intimità vissuto. 1980 II Cerchio di Ulisse, a cura di Adriano Baccilieri. 1984 Ferrara, Figure dallo sfondo, a cura di Marilena Pasquali.
1984 Milano, XXIX Biennale d’Arte città di Milano. 1985 Vienna, Moderner Kunst-museum des 20 Jahrhunderts, Kunst Mit Eigen-Sinn, a cura di Silvia Eiblmayr, Aktuelle von Frauen, Texte und Dokumentation, catalogo Edizioni Locher, Monaco 1985. Un’interessante esposizione al Femminile, frutto di una tesi di laurea, riunisce artiste esordienti ed affermate a livello internazionale.
Qui mi trovo a condividere lo spazio espositivo con le artiste italiane Vittoria Chierici e Silvia Guberti, con Isa Genzken, Jenny Holzer, Barbara Gruger, Yoko Ono, Rosemarie Trokel, Kate Blacker e molte altre.
1986 Roma, XI Quadriennale d’Arte e a Bologna, Galleria Studio G7, Il limite infinito, a cura di Roberto Pasini. 1987 Bologna, Galleria d’Arte moderna, Confronto per opera, a cura di Adriano Baccilieri. 1988 Tolosa, Musée des Augustines, L’arte a Bologna, a cura di Marilena Pasquali. Venezia, Fondazione Bevilacqua la Masa, Pittori Pittori, a cura di Toni Toniato. 1992 Vaduz, Liechtenstein, Liechtensteinische Staatliche Kunstammlung, Omaggio ad Angelica Kauffmann, a cura di Oscar Sandner, e Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente.
In occasione di questa mostra realizzo quattro sculture di ferro: stessa forma, quattro tipi di ferro diverso, citano quattro affreschi realizzati da Angelica Kauffmann nel 1779/80 per la Royal Academy di Londra. Quattro ovali sul soffitto contengono figure di donne che raffigurano quattro allegorie : Il Disegno, La Composizione, Il Colore, Il Genio.
Sei piani irregolari di ferro, 2 mm di spessore, calandrato, si piegano, incurvandosi attorno ad un nucleo vuoto e si fronteggiano, a contenere uno spazio dalla forma ovale: il ferro decapato nomina La Composizione; il ferro nero mostra, nell’ossidarsi, i colori del materiale uscito dall’alto forno e nomina Il Colore; il ferro brunito nomina Il Disegno; la lamiera di ferro forata e zincata, nomina la versatilità del genio.
Ognuna misura cm 150x100x80.
Pubblicizza l’esposizione un bel manifesto che mostra all’interno di quadrati i ritratti fotografici degli artisti partecipanti. Così mi trovo ad "occhieggiare" assieme a Carla Accardi, Carlo Maria Mariani, Hermann Nitsch, Osvald Oberhuber, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Tom Phillips, Arnulf Rainer, Anna Ratti, Cy Twombly, ecc.
1993 Venezia, Chiesa di San Lorenzo, Le onde, a cura di Virginia Baradel. Catalogo Eidos Edizioni. Bologna, Palazzo Re Enzo, Arte contemporanea a Bologna, I Biennale a cura di Adriano Baccilieri. 1994 Gubbio, XXII Biennale di Scultura, a cura di Marisa Vescovo e Giorgio Bonomi. 1997 Bologna, Villa delle Rose, la Triennale di Bologna, Linee della ricerca artistica 1965-95, a cura di Roberto Pasini. 1998 Bologna, Bellaria Arte. 2000 Catania, Museo Civico di Castello Ursino, Teatro botanico. La natura dell’arte nel XX secolo, a cura di Helmut Friedel e Giovanni Iovane. Lavorando ormai da anni attorno al tema della natura mi sento a casa, una grande casa che trova riuniti 73 artisti che dialogano con la natura. Il percorso si apre con Pierre-Auguste Renoir, Giovane nella foresta di Fontainebleau, 1886, a seguire Monet, Matisse, ... fino a Paul Klee, Teatro Botanico 1924-34 che dà il nome alla mostra. Difficile scegliere chi citare. Casualmente, apro il catalogo: Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attesa, 1966 (in collaborazione con Hisachika Takahashi), Joannis Kounellis, Senza Titolo, 1967, Ferro su collettore, tubo e bombola a gas, (che da sempre mi "toglie il respiro"), Gerhard Richter, Tulipani, 1995, Giuseppe Penone, Wolfgang Laib, José Maria Sicilia, Andy Warhol, SAS passenger TicKet, 1968... e, naturalmente, molti altri artisti da sempre amati. A destra della mia opera, Architettura n°8 1994, Foglia naturale, vetro, ferro, espone Michael Wesley, Blume 4.9, 1997, a sinistra Maurizio Nannucci, Sessanta Verdi Naturali, 1973.
2001 Riva Del Garda, Palazzo Marini, Star Eventi Diacronici, a cura di Paola Jori. 2003 Alassio, Chiesa Anglicana, Filigrane, a cura di Giorgio Bonomi. 2004 Mantova, Galleria il Disegno, Levitas, a cura di Elisabetta Pozzetti, 2005 Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Bologna Contemporanea, a cura di Peter Waiermair, catalogo edizioni Damiani, 2006 Bologna, Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali Della Regione Emilia Romagna, Progetto 10 artisti per i beni culturali dell’Emilia Romagna, curato da Carmela Baldino e Claudia Collina. 2007 Bologna, Galleria Studio G7 e Monza Galleria il Chiostro, Ordire Trame, a cura di Angela Madesani, catalogo "Ordire Trame", Mariani Artigrafiche, Olgiate Olona (Varese), 2011 Bologna, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Gabinetto dei Disegni e della Stampe, Lascia un Segno, a cura di Eleonora Frattarolo, Editore Agenzia NFC, Galleria Studio G7, Libri d’artista. Installazione e presentazione del libro "da 1 a 10", edizioni Aspasia.
Presentazione libro "da 1 a 10", Aula Magna - Accademia Belle Arti Bolgna
L’incontro in queste due mostre con Vittoria Surian segna un altro momento di vita e di lavoro importante. Vittoria Surian, da sempre attenta nell’ambito delle arti visive al lavoro delle donne, come casa Editrice Eidos e gallerista, affonda radici e riflessioni al femminile, allargando lo sguardo verso filosofe come Simone Weil, a cui dedica la mostra dal titolo "Venezia Salva", nell’ambito della Biennale di Venezia del 2009 in forma di libro d’artista. Terra Madre e Harmonia Plantarum, due spazi differenti per dimensione architettonica e collocazione geografica, generano con le stesse artiste invitate, due mostre diverse. La prima accoglie opere legate al tema della Madre Terra, in un luminoso complesso rurale ristrutturato e trasformato in museo, la seconda, nella luce intima del refettorio della chiesa di Sant’Elena, ospita opere a cui i muri corrosi dalla salsedine ed il silenzio rotto dallo "sciaquettio" del mare lagunare conferiscono il senso del sacro. Così il rosa dell’opera di Renata Boero diventa reliquia, il filo rosso del libro di Maria Lai scrive disegnando profetiche alchimie, la terracotta di Marina Sasso diventa una lirica archeologia. In questo contesto espongo "Pelli", 16 impronte di foglie incorniciate in cornici asimmetriche, che la suggestione del luogo fa apparire come sindoni. Mi trovo a lavorare vicino ad artiste da sempre stimate come Regina, Bice Lazzari, Carol Rama, Mirella Bentivoglio, Elisa Montessori, Carla Accardi, Giosetta Fioroni, Rossana Lancia, Gabriella Benedini, Mirta Carroli e altre ancora, tutte rivolte a un fare che si pone come Opera d’Arte. Il femminile è il sentire di chi guarda, e ci riunisce.
2015 Il Gusto della visione, Expo 2015 Milano, a cura di Vittoria Surian, catalogo Eidos Edizioni. Il progetto della curatrice è riunire un gruppo di 15 artiste, proponendo loro un’opera in forma di Libro d’Artista che inviti a riflettere sul tema dell’Expo, da collocare su 4 tavoli protetti da una cupola di vetro, esposti nello spazio del Decumano. Il mio pensiero si sposta verso il contenuto spirituale legato al cibo. Espongo un libro dal titolo "Transustanziazione". La parola è una tautologia, il cui contenuto simbolico-sacrale indica la conversione della sostanza dell’ostia e del vino in quella del corpo e del sangue di Cristo. Nell’opera la sacralità è espressa dall’Oro delle pagine e dal Rosso della ceralacca, in cui è impressa una lettera che riscrive, nelle 18 pagine che compongono l’opera, la parola diventata titolo. Le 18 pagine 25x25 sono contenute dentro una scatola rossa di cartone telato, sulla parte superiore il titolo "Transustanziazione", stampato a caldo in oro.
2016 Laboratorio Eidos, Venezia, è scelto come luogo dove depositare l’ultima opera "CAMMEI".
Una lettera prima di essere un segno significante è un disegno; se incisa nel marmo o nel metallo giallo di un timbro da ceralacca "ammicca" a scultura.
Un timbro da ceralacca contiene in sé due realtà, quella del disegno e della scultura, più la velocità del gesto che, attendendo il farsi materia plastica della ceralacca che si scioglie, ferma l’immagine incisa nel metallo trasformandola in scultura.
E’ il fascino del grande nell’infinitamente piccolo a muovere la lirica di questo nuovo momento di lavoro, dove il soggetto "foglia", inciso nei dettagli più intimi nel metallo del timbro, trova una nuova ragione nel sovrapporsi di ulteriori concetti e nell’incandescenza cromatica di un materiale che tramuta dalla durezza alla morbidezza per poi tornare alla durezza di una forma altra e complessa.
Ogni impronta è raccolta nella pagina bianca di un libro, che divenendo luogo, accoglie nella sua grammatura il grumo rosso della ceralacca.
Le impronte di ceralacca determinano un volume che altera la geometria piana del libro.
Completa l’opera un contenitore generato dalla forma del libro diventato oggetto: un parallelepipedo di carta telata rossa, che porta impresso a caldo il titolo dell’opera "CAMMEI", trascinando l’intima anima del libro-oggetto in una dimensione minimale post-costruttivista.
www.eidosvenezia.it
Venezia, Laboratorio Eidos, In Contemplazione , a cura di Vittoria Surian.
2016-17 Bologna, Palazzo Fava, Bologna Dopo Morandi 1945 – 2015, a cura di Renato Barilli, cat. Bononia University Press.
2017 Bologna, Palazzo Saraceni, Pagine D’Arte, Libro d’Artista, a cura di Cooperativa Nazareno, in occasione di Arte Fiera 2017.
Bra, Cuneo, Il Fondaco, Trame - Intrecci d'Arte, a cura di Vittoria Surian.
Bologna, Museo MAMbo, My way, A modo mio - Ginevra Grigolo e lo Studio G7, 44 anni tra attualità e ricerca.
Ginevra Grigolo allo Studio G7, inaugurazione mostra di Michelangelo Pistoletto, 1973
Ora la grande foto introduce alla Sala delle Ciminiere del Mambo che la celebra per i suoi 44 anni di attività, con la mostra My way, A modo mio, in cui ripercorre il suo lungo e appassionato cammino tra artisti famosi a livello internazionale e artisti esordienti. Tanta emozione ha attraversato le facce degli artisti e delle persone presenti, al momento in cui le viene conferita la Turrita d’oro, per aver prodotto cultura nella città, attraverso la sua attività di gallerista.
Alla città di Bologna consegna un grande dono: la Cappella di Santa Maria dei Carcerati a Palazzo Renzo, restaurata e poi affrescata da David Tremlett nel 2004. Un segno prezioso di contemporaneità fruibile da tutti.
2018 Bologna, KAHUNA, ex chiesa di San Mattia, NATURALIA, LabOratorio degli Angeli, ex Chiesa degli Angeli. Due mostre, collettiva la prima, personale la seconda, trovano nella figura del curatore di entrambe, Leonardo Regano, l’anello mancante che riunisce un arco di tempo che si snoda dal 1993-94 ad oggi.
Al LabOratorio degli Angeli con Leonardo Regano, inaugurazione mostra NATURALIA, 2018
Marina di Ravenna, Centro Civico, GUARDARE OLTRE - Dal 1980 al 1990, dieci anni di ricerca artistica a Bologna, a cura di Sandro Malossini.
Valsamoggia, Palazzo Garagnani, Bologna 2018 · L'attualità nella tradizione, a cura di Francesco Finotti e Sandro Malossini.
2018-19 Bologna, Galleria Studio G7, SENZA CORNICE. Opere Scelte, a cura di Renato Barilli e Leonardo Regano.
2021 Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, 141 - Un secolo di disegno in Italia”, , a cura di Maura Pozzati e Claudio Musso, Art City Bologna 2021.
141 - Un secolo di disegno in Italia, a cura di Maura Pozzati e Claudio Musso, Art City Bologna 2021
Opera In colore di foglia n° 3, 2006 e catalogo dell'esposizione
Opera In colore di foglia n° 3, 2006 e catalogo dell'esposizione
2022 Gubbio, Palazzo Ducale, VISIBILIA, come rendere visibile l’invisibile, a cura di Isabella Puliafito, Direzione regionale musei dell’Umbria.
Bologna, mtn | museo temporaneo navile, PAURA DELLA LIBERTÀ Un omaggio a Carlo Levi., a cura di Marcello Tedesco.
VISIBILIA, come rendere visibile l’invisibile, a cura di Isabella Puliafito, Direzione regionale musei dell’Umbria
Opera esposta Architettura ovale, 1996 e link al catalogo VISIBILIA
Opera esposta Architettura ovale, 1996 e link al catalogo VISIBILIA
Bologna, Casa dei Pensieri, Festival Prov. dell’Unità, consegna della Targa Volponi, da M. Nucci, recensione di S. Evangelisti e P. G. Castagnoli, a cura di B. Stefani.
Consegna della Targa Volponi da Margherita Nucci (a sinistra),
recensione di Silvia Evangelisti e Pier Giovanni Castagnoli,
a cura di Bruno Stefani (a destra)
recensione di Silvia Evangelisti e Pier Giovanni Castagnoli,
a cura di Bruno Stefani (a destra)
Genova, Museo di Arte Contemporanea Villa Croce, Visibilia, come rendere visibile l'invisibile, progetto e cura di Isabella Puliafito.
2024 Bologna, CUBO in Torre Unipol e in Porta Europa, Eccentriche Nature, a cura di Pasquale Fameli con la collaborazione di Valentina Rossi.
Germinazione n° 7, 1990
Hanno scritto sul mio lavoro: Giovanni Maria Accame, Dede Auregli, Adriano Baccilieri, Virginia Baradel, Mario Bertoni, Jaques Bonnaval, Giorgio Bonomi, Cecilia Canziani, Nicola Carrino, Claudio Cerritelli, Claudia Collina, Alfredo De Paz, Mario Diacono, Helmut Friedel, Walter Guadagnini, Giovani Iovane, Paola Jori, Angela Madesani, Marco Meneguzzo, Claudia Musso, Roberto Pasini, Marilena Pasquali, Cinzia Piccioni, Elena Pontiggia, Maura Pozzati, Elisabetta Pozzetti, Isabella Puliafito, Leonardo Regano, Sandro Sproccati, Dario Trento, Marisa Vescovo, Peter Weiermair, Oscar Sandner, Vittoria Surian, Toni Toniato, Adachiara Zevi.
Pubblicazioni:
"da 1a 10", edizioni Aspasia, Bologna 2008.
Pinuccia Bernardoni
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